AA.VV.
Sono
come tu mi vuoi
Laterza, 161pp
Tra
il 2006 e il 2007 usciva la rivista "ilmaleppeggio”. La dirigeva Lanfranco
Caminiti e il sottotitolo era “storie di lavori”. Con articoli e racconti, si
occupava della mutevole condizione lavorativa romana e laziale. Oggi Laterza
ripropone alcuni di quei racconti nella bella collana Contromano. Tanti episodi
che sono uno solo, legati da un filo rosso (di bolletta), quello del lavoro e
di ciò che una volta amavamo definire mobilità e che oggi chiamiamo col suo
vero nome, precariato. Come già avveniva in altri titoli di quegli anni, Vita
precaria e amore eterno di Mario Desiati o Mi chiamo Roberta, ho 40
anni, guadagno 250 euro al mese di
Aldo Nove – ricorda nell’introduzione l’ex caporedattore Carola Susani -
anche in questi brevi testi, il lavoratore, quello precario, si ritaglia un
ruolo tutto suo nella narrativa nostrana, in un genere che potremmo chiamare
neopicaresco e, al centro di questa labor-lit, c'è proprio l’involuzione della
vita lavorativa, scevra da concetti quali la stabilità e la realizzazione
professionale. Sono come tu mi vuoi raccoglie
una rosa di esperienze lavorative figlie del loro tempo, storie vere,
quotidiane, riconoscibili, storie che potrebbero essere raccontate da numerosi
“chiunque” in vena di confidenze durante la loro pausa pranzo. Dal manager di
Antonio Pascale ai macchinisti di Elena Stancanelli, dagli stagisti di Nicola
Lagioia e di Peppe Fiore ai venditori ambulanti di Stefano Liberti, dal
centralista di Tommaso Pincio alla “taccheggiatrice” di Zara di Sara Ventroni.
E poi i pendolari degli outlet, i commessi stagionali, i centralinisti, gli
immigrati irregolari. Tutte realtà, seppur con le dovute differenze, dove, a
volte, “il non avere diritti finisce per sembrarti la cosa più ovvia del
mondo”. Lavori hic et nunc, senza
troppe radici, senza una propria identità, dove la negazione storica di quel
mitologico posto fisso - di appena due generazioni fa - ridimensiona il lavoro ad
una mera funzione pratica e ciò che resta, insieme alla rigorosa franchezza con
cui queste storie sono state scritte, è la sorprendente empatia che si avverte tra
quel che si legge e quel che si vive… a
progetto.
Luca Benedetti
(originariamente pubblicato su Pulp Libri n.79 maggio/giugno 2009)
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